La confraternita della Beata Maria Assunta Pallotta
La confraternita della Beata Maria Assunta Pallotta nasce nell’anno 2010, a Force, con lo scopo di favorire la diffusione della vita, delle opere e delle virtù della Beata Maria Assunta Pallotta.
La Beata Maria Assunta Pallotta nasce a Force, il 20 agosto 1878 da una famiglia modesta. Lavora sodo, sin da bambina, come manovale alla costruzione della chiesa di San Francesco, poi come sarta, ma non tralascia la preghiera, e in particolare prega il rosario in continuazione. Legge le vite dei santi, e questo fa crescere in Lei, ancora di più, un desiderio di consacrarsi al Signore.
Nel 1898, entra nella congregazione delle Suore Francescane Missionarie di Maria. In convento è di esempio per tutte le consorelle, parla poco, ma le sue riflessioni sono profonde e toccano i cuori. Nel 1904 si avvera il suo sogno, viene chiamata in missione in Cina, la notizia è per lei un momento di grande felicità, inizia a cantare mentre piange per la gioia.
Ma la missione si rivela molto rischiosa e difficile, le consorelle che si trovano in quella missione prima di Lei, erano state trucidate dai movimenti anticristiani. Lei non ha paura, e si affida alla volontà di Dio. In missione si occupa dell’infermeria e della cucina.
Il 19 marzo del 1905 si ammala di tifo, il 7 aprile spira santamente. Al momento della sua morte le suore e il parroco della missione sono sconcertati da un evento inspiegabile: una forte fragranza si sprigiona prima dal suo corpo e poi da tutti i suoi oggetti. Questo profumo forte, strano e persistente richiama un gran numero di persone credenti e non credenti, che gridano al miracolo. La presenza del profumo perdura fino a tre giorni dopo il funerale.
Nel 1910 la madre generale dell’ordine ebbe udienza privata con sua santità Pio IX al quale riferì gli eventi accaduti in Cina e le continue notizie di miracoli pervenute dalla Missione. Il papa dopo aver ascoltato attentamente il racconto esclamò: “Bisogna far causa subito!”.
Nel 1913 venne ordinata la riesumazione del cadavere. Il corpo venne trovato incorrotto e in uno stato eccellente di conservazione. Anche tale evento è risultato scientificamente inspiegabile.
Il 7 novembre 1954 S.S. Pio XII la proclamò Beata.
Contatti: Maria Lupi, tel. 340 893 5336.
La confraternita del Santissimo Crocifisso
La confraternita del Santissimo Crocifisso di Force nasce nell’anno 1540, a Force, con lo scopo di favorire la diffusione della fede a Gesù Cristo, Crocifisso per amore, Salvatore dell’umanità.
Il Santissimo Crocifisso è un’opera appartenuta ai monaci farfensi, i quali avevano a Force ben due monasteri, quello di San Salvatore in Aso e quello di San Paolo. L’opera venne commissionata nel 1513 per il monastero di San Salvatore e successivamente fu trasferita in quello di San Paolo, dentro il paese. Per sentir parlare del SS. Crocifisso occorre aspettare gli anni ’30 del secolo XVI, quando una tremenda alluvione portò alla rottura degli argini del fiume Aso che, straripando, travolse sia la chiesa sia il monastero di San Salvatore, dove era conservato il Crocifisso.
Secondo un’antica leggenda, la forza delle acque fu tale che la chiesa venne distrutta, e il Crocifisso catapultato in aria finì nel fiume Aso. Quando cadde in acqua avvenne una serie di eventi eccezionali: il Crocifisso non fu travolto e trascinato dalla corrente ma, al contrario, la risaliva dirigendosi verso Force; nessuno degli abitanti dei paesi vicini, giunti al monastero per prestare soccorso ai monaci, poteva afferrarlo, mentre il recupero fu estremamente facile da parte degli abitanti di Force; nel fiume il SS. Crocifisso inoltre era circondato da lumi che, pur galleggiando nelle acque turbinose, rimasero accesi. Questi straordinari eventi furono documentati in “un’antica memoria”, custodita presso l’archivio parrocchiale, oggi andata perduta, ma che si conosceva per certo ancora ai primi anni del nostro secolo, in quanto ne parla lo stesso Priore Luigi Martini, in un suo accurato inventario del 1910.
Il Crocifisso venne collocato prima nella nuova chiesa di S. Salvatore, ricostruita in più piccole dimensioni; nel 1607 venne trasferito con solenne processione nella chiesa del monastero di S. Paolo in paese e collocato sull’altare di S. Giovanni Battista. Da quasi quattro secoli il Crocifisso viene custodito in questo altare, protetto da una grata e coperto da un drappo rosso, come vuole un’antica tradizione per quei simulacri ritenuti miracolosi, particolarmente cari ai fedeli ed esposti solo in particolari festività. Ancora oggi il Crocifisso è tenuto con molta venerazione coperto dal drappo rosso e la cerimonia di apertura è vista come un momento particolare, solenne e di grande devozione.
Dal punto di vista artistico il Santissimo Simulacro di Force rappresenta un Cristo agonizzante, arte locale. E un’opera pregevole in legno policromo del sec. XVI. Va detto, però, che l’attuale assetto è molto diverso da quello che i forcesi recuperarono nell’Aso nel Cinquecento. Infatti, all’inizio non c’erano i fregi, la corona gli angeli e il piedistallo attuali. Dopo il recupero anche la croce sarebbe stata sostituita. Questi interventi risalgono ai secoli XVII-XVIII, quando furono realizzati anche i due candelabri lignei a tre braccia ai lati del piedistallo, quasi a memoria dell’antica leggenda dei lumi accesi attorno alla Croce nelle acque del fiume Aso. I due candelabri probabilmente sono stati tolti nei primi anni del Novecento, quando vennero sostituiti da lampadari elettrici in ferro battuto dorato.
L’altare di S. Giovanni, dove è conservato il SS. Crocifisso, è di gusto barocco e, con tutta probabilità, di scuola giosafattesca. Non si sa quando venne tolta la tela che ritraeva S. Giovanni Battista per far posto alla grata in ferro battuto dorata, realizzata da Francesco Tartufoli (1742-1818) con i simboli della passione.
Contatti: Guido Agasucci, tel. 333 446 7439.
Il coro di Force
Popoli tutti, battete le mani! Acclamate Dio con grida di gioia.
Salmo 47, 2
Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo (Disc. 34, 1-3. 5-6)
«Cantate al Signore un canto nuovo; la sua lode nell’assemblea dei fedeli» (Sal 149, 1).
Siamo stati esortati a cantare al Signore un canto nuovo. L’uomo nuovo conosce il canto nuovo. Il cantare è segno di letizia e, se consideriamo la cosa più attentamente, anche espressione di amore.
Colui dunque che sa amare la vita nuova, sa cantare anche il canto nuovo. Che cosa sia questa vita nuova, dobbiamo saperlo in vista del canto nuovo. Infatti tutto appartiene a un solo regno: l’uomo nuovo, il canto nuovo, il Testamento nuovo. Perciò l’uomo nuovo canterà il canto nuovo e apparterrà al Testamento nuovo.
Contatti: Roberto Marcoionni, tel. 338 896 6782.